“Il Martello delle streghe, il manuale del 1478 usato dagli inquisitori per i processi contro la stregoneria, riporta l'elenco delle giustificazioni della caccia alle streghe. La nostra lettura vi ritrova gli stessi fantasmi che oggi supportano il cosiddetto rapporto sociale. L’inquisitore non accettava che le donne potessero non essere assertive. La donna che non si atteneva all'osservanza come practica era una strega. E ogni donna, potenzialmente lo era. Anche oggi, in ciascuna istituzione, scuola, dipartimento, azienda, ufficio o reparto, quando una donna solleva un'obiezione la tentazione più diffusa è l'insofferenza nei suoi confronti. Attraverso questa insofferenza si enuncia l'arcaica paura della strega.”
(Antonella Silvestrini, La festa della parola. Le fiabe di Giovan Battista Basile, ETS, 2022, p. 54, - Associazione cifrematica di Pordenone.)
«È una credenza diffusa che proprio come alcune persone soffrono di malattie del fegato o del rene, altre soffrano di malattie della mente o della personalità; che le persone afflitte da tali “malattie mentali” siano psicologicamente e socialmente inferiori a quelle che non lo sono; e che “i malati di mente”, a causa della loro supposta incapacità di “sapere dove sta il loro interesse”, siano individui di cui le famiglie o lo stato devono prendersi cura, anche se tale cura consista in interventi imposti contro la loro volontà o nell'internamento in manicomio.
Ritengo che questo intricato sistema di teorie, credenze e pratiche sincronizzate, sia falso e immorale. In un lavoro precedente, Il mito della malattia mentale, ho cercato di dimostrare come e perché il concetto di malattia mentale sia erroneo e fuorviante. Con quest’opera [I manipolatori della pazzia, n.d.r.] cercherò di dimostrare come e perché le convinzioni etiche e gli ordinamenti sociali basati su questo concetto costituiscano un'immorale ideologia di intolleranza. In particolare, paragonerò la credenza nella stregoneria e la persecuzione delle streghe con la credenza nella malattia mentale e la persecuzione dei malati mentali. […]».
(Thomas Szasz, I manipolatori della pazzia. Studio comparato dell’Inquisizione e del Movimento per la salute mentale in America, Prefazione; ed. Feltrinelli, 1976, p. 43, - www.ccdu.org.)
“[…] Freud notò che Charcot, in pubblico, diceva agli studenti che le donne ricoverate nel suo istituto andavano sottoposte a trattamenti elettrici sui nervi oppure a ricerche sui nervi e sul cervello, mentre in privato, agli allievi prediletti, che riceveva in casa per discutere di argomenti generali e di altri, pertinenti alla loro attività, confidava di avere il sospetto che tutte quelle donne ricoverate in manicomio, in generale giovani, al momento del ricovero, avessero problemi riguardanti la sessualità, dovuti a una contraddizione tra i loro impulsi sessuali e le convenzioni sociali. […].”
(Giorgio Antonucci, Le lezioni della mia vita. La medicina, la psichiatria, le istituzioni, Spirali edizioni, collana «l’alingua» Università internazionale del secondo rinascimento, 1999, p. 18. www.giorgioantonucci.org.)
“Se l'inquisitore è il sospetto fatto persona, l'Inquisizione rappresenta l'incarnazione processuale, la trasformazione tecnica, l'istituzionalizzazione del sospetto.”
(Dal libro di Massimo Centini Storia dell'Inquisizione, 2021. Italo Mereu, Massimo Centini.)
• Dalla quarta pagina di copertina del libro Il tribunale contro le idee, Spirali edizioni, 1987,
contenente la trascrizione integrale della registrazione audio effettuata dal Tribunale dell'Interrogatorio di Armando Verdiglione al processo di primo grado (20 e 23 giugno 1987), con la Prefazione di Mauro Mellini: